Lush UK ha detto addio ad alcuni dei canali social per sollecitare una maggior conversazione fra il marchio e le persone.
La famosa azienda di prodotti per la cura e la pulizia del corpo, preparati a mano e con ingredienti biologici, promette di stimolare in particolare la modalità one-to-one e suggerisce di usare la chat sul suo sito o l’email. Ma saranno sufficienti, vien da chiedersi, questi strumenti - sito ed email - che paiono così poco contemporanei ormai per raggiungere un target fatto soprattutto di Millennials e Generazione Z, sempre attaccati ai social?
Dato per scontato che immaginiamo Lush abbia fatto i suoi conti e che probabilmente questa sia una prova, visto che abbandona i social UK e non gli altri, abbiamo provato a ragionarci su e ci è venuto naturale collegare la notizia alle nostre riflessioni sui social che cannibalizzano le brand community.
Che sia per questo che Lush vuole uscire dai social?
Nel lungo post di annuncio della decisione su Facebook, si legge “Siamo stanchi di combattere contro gli algoritmi e non vogliamo pagare per comparire nel newsfeed”.
La notizia ha spiazzato e creato grandi discussioni in rete e analisi successive. In un articolo di The Drum, per esempio, c’è chi ha sostenuto che la scelta potrebbe essere una grande mossa verso una vita più reale e c’è chi l’ha definita quantomeno bizzarra, aggiungendo che “il modo in cui le altre persone parlano di un marchio conta molto di più di come un brand parla di se stesso”.
“Vogliamo che l’essere social sia fatto di più passione e meno di like” dicono sulla pagina Facebook di Lush UK, annunciando il loro addio alla pagina stessa.
Dal canto loro, da Lush spiegano che “Crediamo di poter fare più rumore usando tutte le nostre voci in tutto il mondo, perché quando lo facciamo guidiamo il cambiamento, sfidiamo le norme e creiamo una rivoluzione nel settore della cosmetica”. Chi saranno queste voci? Di certo tutti i loro follower attuali che creeranno da soli contenuti in cui parlano di Lush, perciò tanto UGC (user-generated content) sui social così avremo anche i Millennials e la più giovane generazione Z coinvolti e soddisfatti. Non a caso, diremmo, il post di addio termina con #LushCommunity. E poi? Secondo noi, ci saranno i Nano Influencer.
I nano influencer sono gli influencer più piccoli che ci siano, ancora di più dei micro influencer. Sono dunque piccoli blogger e profili social creativi, in particolare su Instagram, competenti in uno specifico settore e riconosciuti come tali sui social, dove hanno una certa popolarità con un seguito di almeno 1.000 follower e al massimo di 10.000 (dopo diventano micro influencer).
“Siamo una comunità e lo siamo sempre stati. [...] Questa non è la fine, è solo l'inizio di qualcosa di nuovo. #LushCommunity - ci vediamo lì”, conclude Lush UK.
I nano influencer sono molto attivi sui social e hanno rapporti ancora molto stretti con i loro follower, che possono seguire quasi in relazioni one-to-one. Proprio per questo sono considerati autentici e influenzano i gusti e i comportamenti dei loro fan, molto di più di quanto ormai accada con i mega influencer (dal milione di follower in su), che sono percepiti come compromessi perché sponsorizzano a pagamento qualsiasi tipologia di prodotto o servizio.
I business intenzionati a costruire una brand community, e a beneficiare di tutti i vantaggi connessi, dovrebbero allora farsi amici i nano influencer di settore perché sono portatori sanissimi di community ristrette e di nicchia, molto attive e coinvolte.
Belle parole… ma contano i numeri!
Vero, per questo ad alcuni lavori svolti abbiamo dedicato una scheda che racconta cosa abbiamo fatto, dati alla mano: dai un occhio.